8 gennaio 1995 - Il Sole 24 ORE - di Armando Torno

Ci scusi maestro

In questi giorni Arturo Benedetti Michelangeli ha compiuto 75 anni. Questo articolo, qui ospitato, vuole essere un segno di omaggio e di affetto per un grande artista, per un interprete che possiamo definire unico. Ma ancor più queste righe vogliono semplicemente inviargli degli auguri, senza commenti, senza aggiungere parole superflue, senza applicare ulteriori fronzoli a fatti o episodi che i curiosi, i ficcanaso, gli approfittatori e altra marmaglia (che gode nell'offendere la riservatezza di un grande artista) continua a diffondere senza conoscere quel che è veramente accaduto.

 

Diciamolo senza mezzi termini: di Benedetti Michelangeli si è parlato troppo e in maniera inadeguata. Si sono scritte fastidiose bugie sul suo conto, si è compendiata la sua arte con una mitologia che non ha nulla a che vedere con i fatti reali. Ogni occasione poi è utile per rincarare la dose; in tal modo, da anni, veniamo malinformati sul suo conto. Nella società delle pornostar e della volgarità non abbiamo capito che un artista come Arturo Benedetti Michelangeli è altra cosa, che non possiamo violare la sua sensibilità per obbedire agli stupidi comandamenti di un'informazione che sembra drogata. Certo, la notizia deve essere sempre pastosa, ad effetto: e così ogni volta facciamo del male a un artista che ha dato all'umanità interpretazioni che resteranno, a un maestro che ci ha avvicinati al bello.

 

Abbiamo incontrato Benedetti Michelangeli. Dobbiamo confessarvi, cari lettori, che non è stata emozione da poco. Ma soprattutto vorremmo sottolineare che non è vero quel che si dice, che non è uno stravagante o un personaggio caricaturale. Sul suo conto circolano migliaia di aneddoti, per lo più inventati, conditi con le peggiori spezie. Ebbene, non credete a quel che i più dicono. Benedetti Michelangeli ha solo e semplicemente bisogno di dialogare giorno dopo giorno, ora dopo ora con il mondo delle note, con quello che si cela dentro ogni nota. Giudichiamolo, per favore, tenendo conto di ciò e non ricamando senza pietà sulle storielle gonfiate dl volta in volta.

 

Incontrandolo abbiamo capito che questo pianista è il testimone più prezioso del mondo della musica. Egli non si piega ad alcuna logica commerciale, rifiuta ogni compromesso con il pittoresco mondo delle incisioni discografiche (in cui ormai avviene di tutto), non ha paura a respingere quelle offerte che non «sente» vicine al proprio animo. Sono caratteristiche che possono stupire, ma è tra queste coordinate che va cercato Arturo Benedetti Michelangeli. In un mondo che insegue con voluttà ogni complimento, ogni possibile aggettivo, il maestro ha rifiutato 8 lauree honoris causa (delle quali una soltanto gli giungeva dall'Italia). «Che cosa ne faccio?» ci ha detto sorridendo. Già, cosa se ne fa un uomo di 8 lauree? Per questo motivo abbiamo deciso di inviargli degli auguri chiedendogli scusa. Gli chiediamo scusa anche a nome di tutti quegli italiani che credono nella sua arte, che lo seguono, che troppo spesso sono stati imbrogliati dalle bugie di una schiera fiorente di millantatori e, purtroppo, anche da incisioni pirata che recano il nome di Benedetti Michelangeli e che nulla c'entrano con lui. Ma qui si apre un altro capitolo, e dei più dolorosi. Il maestro è offeso per quel che si continua a fare abusando del suo nome. Del resto, non sappiamo cosa rispondergli su quest'ultimo punto. Se il nostro Paese avesse ancora del pudore, avrebbe da tempo ordinato il carcere per gli abusivi. Il dramma è anche che dell'abuso si è fatta una norma.

 

Ci scusi, dunque, maestro. Ci spiace ancora una volta. Ma abbia i nostri auguri. E il nostro affetto.